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Partita Iva: se fai questa cosa comunissima arriva la stangata dall’AdE

Gestire la Partita Iva nel modo migliore è importante: c’è un errore comune a molti che può essere fatale, ecco quale.

Si tende spesso a pensare che avere la Partita Iva sia una situazione tipica dei ricchi imprenditori che si ritrovano a gestire un’azienda, ma è ormai eccessivamente semplicistico avere questa idea. Spesso, infatti, ci si ritrova in tale situazione perché si hanno diverse collaborazioni da free lance, ma nessuna delle aziende è disposta ad assumere, così da evitare gli obblighi contributivi e fiscali che ciò può comportare. In altri casi, invece, può essere una scelta quasi obbligata, come accade a chi perde il lavoro e deve mettersi in proprio.

Non sono solo i grandi imprenditori ad avere la Partita Iva: attenzione a questo errore molto comune – Senzafrontiereonlus.it

Gli aspetti da prendere in considerazione sono diversi, per questo motivo per evitare di sbagliare sarebbe bene non improvvisare e chiedere supporto a un commercialista, che può dare i giusti consigli. Le leggi, in tale ambito, possono però cambiare velocemente, perciò anche un esperto del settore potrebbe commettere un errore o una dimenticanza, di cui tuttavia deve farsi carico il contribuente.

Partita Iva, attenzione a questo comune errore: le conseguenze possono essere gravi

L’idea di aprire la Partita Iva, come detto, a volte nasce per una situazione di necessità, così da essere in regola con le leggi dello Stato. Non è infatti possibile proseguire con la ritenuta d’acconto quando si superano i 5 mila euro lordi, pur sapendo come a volte le tasse finiscano per essere un aggravio non da poco.

Essere in regola con l’Agenzia delle Entrate è importante (Foto Ansa) – Senzafrontiereonlus.it

La condizione di un cittadino può però cambiare velocemente, al punto tale da riuscire poi a trovare lavoro in un’azienda e tornare ad essere dipendente, così che sia il datore di lavoro a pagare in prima persona tasse e contributi. Risultare una Partita Iva inattiva e non fare niente per comunicarlo all’Agenzia delle Entrate può essere, però, un grave errore di cui ci si può pentire e che può avere conseguenze da non sottovalutare.

È innanzitutto importante chiarire cosa si intende per “Partita Iva inattiva o dormiente”. Questo termine fa riferimento all’interruzione dell’attività lavorativa per tre anni consecutivi, anche se rimane formalmente registrata all’anagrafe tributaria. Se la situazione professionale di un cittadino dovesse cambiare, è determinante capire se risulti conveniente mantenere attiva quella posizione o meno.

Non effettuare alcuna comunicazione e non pagare le tasse ha inevitabilmente degli effetti. In casi simili, infatti, l’Agenzia delle Entrate può avviare degli accertamenti per verificare cosa sia accaduto e capire perché non si sia provveduto al pagamento delle imposte, come dovrebbe avvenire per i liberi professionisti. Si può inoltre ricevere una richiesta ufficiale per poter saldare quanto previsto, oltre ad andare incontro, se necessario, ad azioni amministrative o penali.

È consigliato, quindi, mantenere la Partita Iva aperta se davvero si ha un fatturato che non sia all’altezza degli obblighi fiscali previsti. Se però questa risulta inattiva non si devono dimenticare gli oneri fiscali, a partire dalla necessità di essere in regola con le scadenze.

Ilaria Macchi

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